“È più facile prendere un pesce da una piccola imbarcazione, per esempio un dory, perché lì il pescatore può stringere al massimo la frizione e lasciare tranquillamente che il pesce trascini il battello. E a forza di rimorchiarlo, finirà per morire. Ma c'è molta più soddisfazione a soggiogarlo, a convincerlo e a portarlo il più rapidamente possibile a bordo completamente intatto tranne che nello spirito.»
«Molto istruttivo» dice l'amico. «Ma dov'è l'emozione?»
L'emozione viene quando te ne stai al timone a bere una bottiglia di birra fresca e a guardare le esche che sobbalzano dai buttafuori e sembrano tanti piccoli tonni vivi che saltellano, e poi, dietro uno di loro, vedi arrivare di corsa una lunga ombra scura, e poi sporgere in fuori una grande pinna seguita da un occhio, da una testa e da l.ma pinna dorsale e il tonno salta con l'onda e il pesce lo manca.
«Marlin» strilla Carlos dall' alto del cassero e comincia a battere i piedi per indicare che è stato avvistato un pesce. Corre giù per prendere il timone e tu intanto raggiungi il punto dove hai infilato la canna ed ecco di nuovo l'ombra, rapida come quella di un aeroplano sull' acqua, e pinna, testa e spalle sbucano fragorosamente dal mare e tu senti il clic che il gancio del mulinello fa quando viene tirata la lenza, e appena il pesce si volta il lungo doppino della lenza sibila nell' acqua, e mentre tu tieni la canna la senti che si piega e la sua estremità ti sferra un calcio nel ventre e tu indietreggi deciso a senti il suo peso e tiri e tiri e tiri.
Poi mentre la grossa canna si arcua verso il pesce e la frizione del mulinello stride come una sega a mano, il marlin spicca un magnifico balzo, argenteo nel sole, lungo e tondo come un barilotto e fasciato di strisce color lavanda, e quando si rituffa in acqua proietta nell' aria una colonna di spuma come fosse un morta retto appena acceso.
Poi affiora di nuovo e la spuma ruggisce, e tutto questo ancora si ripete, e poi la lenza si allenta e il pesce irrompe fuori dall' acqua diretto verso un punto più sotto e più in là, poi salta freneticamente altre volte e sembra fluttuare alto e immobile nell'aria prima di cadere e di far sgorgare la colonna d'acqua e tu riesci a vedere l'amo nell' angolo della sua mascella.
E in tutto questo tempo Carlos non fa che strillare: «Oh, Dio, il pane dei miei bambini! Oh, guarda il pane dei miei bambini! Gesù Giuseppe Maria, guarda come salta il pane dei miei bambini! Ecco che se ne va il pane dei miei bambini! Ma non si ferma mai il pane, il pane, il pane dei miei bambini!».
Questo marlin striato saltò, in linea retta verso nordovest, cinquantatré volte, e ogni volta che veniva fuori era uno spettacolo da fermarti il cuore. Poi si tuffò e io dissi a Carlos: «Dammi la gaffa, te lo tiro su io il pane dei tuoi bambini».
«Non ci resistevo più» dice. «Era come veder saltare un portafogli pieno. Adesso non può andare tanto giù. Ha preso troppa aria saltando. ...»
Tratto da:
Sulle acque azzurre: lettera dalla Corrente del Golfo
Titolo originale: On the Blue Water: A Gulf Stream Letter
di Ernest Heminqway
pubblicato su «Esquìre» nell'aprile 1936
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